abbandonato [HQExpansion] Background

[Yon]

Diciamo che Lugal-Kish può essere il titolo promesso dall'emissario di Morcar, in virtù del fatto che le truppe di pelleverde aiuterebbero il Signore della città corrotta a imporsi sulle altre, e quindi a conquistare l'istituto della Regalità.

 

Poi, stiamo ragionando su una trama che ho buttato giù così, alla carlona. Ripeto, tutte le strade sono percorribili. Ci sono, ad esempio, un sacco di Miti e Leggende che possono fare al caso nostro. Come l'Epopea di Gilgamesh, che è anche già suddivisa in due parti: nella prima Gilgamesh va alla ricerca dei cedri in Libano, nella seconda va alla ricerca dell'immortalità (fallendo miseramente).

 

Vedo di postare qualche altro dato interessante....

[Nedo]

Inserire gli orchi è assolutamente una ottima soluzione: orchi e goblin direi.

Inserirei anche i Guerrieri del Chaos, che magari potrebbero venir chiamati Guardie del Terrore, dai sudditi del Tiranno al servizio di Morcar....

[Yon]

Sì, certo, parlavp di Orchi per intendere la parte vivente del bestiario di HQ :mrgreen:

In ogni caso io tenderei a farli apparire in un secondo momento, giusto per non far capire subito ai giocatori che sotto c'è lo zampino di Morcar (nel caso in cui tenessimo buona la traccia d'esempio, ma se ne avete di meglio, ben vengano).

[Nedo]

nel caso in cui tenessimo buona la traccia d'esempio, ma se ne avete di meglio, ben vengano

Bisogna mantenere la traccia, secondo me, assolutamente.

[Nemo]

In ogni caso io tenderei a farli apparire in un secondo momento, giusto per non far capire subito ai giocatori che sotto c'è lo zampino di Morcar

D'accordissimo, come già detto.

 

Sulla traccia un'alternativa che mi viene in mente è la scoperta da parte dell'Impero di questa terra e lo scatenarsi di una specie di corsa all'oro/esportazione della civiltà, ma così la contaminazione diverrebbe eccessiva e forse difficilmente gestibile.

Rimarrei, di conseguenza, su questa linea, che trovo adattissima e molto Heroquestiana.

[Yon]

L’artigianato nasce perché vi è una richiesta molto grande o molto specifica di beni da parte dell’élite. Non nasce, quindi, per la soddisfazione

dei bisogni della comunità, anche perché molti oggetti erano ancora, nel periodo di Uruk e forse Protodinastico, ancora a produzione casalinga.

Gli oggetti di lusso sono il simbolo dello status sociale e lo status sociale è indissolubilmente legato alla funzione pubblica di chi li possiede; sono dei segni. Si parla quindi di ostentazione. E’ importante notare come la produzione di oggetti specifici e molto elaborati non è più dipendente dalla abilità innata di un individuo, ma di un sapere prodotto da una lunga pratica e che si accumula e si trasmette. La necessità di produrre questi oggetti è uno stimolo all’innovazione continua. La pratica induce periodi di apprendistato, spesso inquadrati nella parentela, e può quindi avere per conseguenza il raggruppamento in quartieri, in funzione delle regole di residenza in vigore. Non si tratta però di una specializzazione a tempo pieno, perché questo tipo di attività è possibile esclusivamente in un quadro di economia di mercato, organizzatasi solo dal III millennio (ma anche allora i testi indicano come gli artigiani siano comunque sempre legati all’attività agricola.

 

Arte e artigianato hanno un confine molto sfumato: implicano tutte e due abilità manuale, un sapere trasmesso e spesso la lavorazione degli stessi materiali. Le connotazioni estetiche sono più riferite a campi quali la mobilia di lusso e gli ornamenti personali.

Arte e artigianato trasmettono quasi sempre dei messaggi, attraverso i simboli: la differenza è che oggetti quale il mobilio non esprimono l’ideologia corrente, se non in modo indiretto, al contrario dell’arte. Non si tratta tuttavia di propaganda, ma dell’illustrazione di come stanno le cose. Il discorso è anche metafisico, nel senso che il simulacro è in qualche modo equivalente all’originale (vedi ad esempio le statue dei re che pregano, messe nei templi perché così il re pregava tutto il tempo). Presenti anche pitture murali (vedi il Tempio di ‘Uquair). L’arte, quindi, è al servizio di un’ideologia che garantisce l’ordine sociale, e che resta prerogativa di certi individui (ovviamente solo pochi possono permettersi oggetti così elaborati, per non parlare di statue complesse ed edifici di un certo rilievo)

[Yon]

Rimarrei, di conseguenza, su questa linea, che trovo adattissima e molto Heroquestiana.

 

...e che sa un po' di Orda degli Ogre :mrgreen:

Comunque, d'accordo.

[Nemo]

...e che sa un po' di Orda degli Ogre

Sì, credo di aver fatto anche io un'osservazione del genere (tant'è che ho storto il naso all'idea di Festral, che avrebbe ricoperto due volte lo stesso ruolo), ma più tardi aggiungendo altri ingredienti suppongo che il sapore possa cambiare. Già solo che la nuova popolazione introdotta costituisce gli "invasi" e non gli "invasori" è un discreto cambio di prospettiva.

[Yon]

Ineccepibile.

Anzi, adesso che mi ci fai pensare, si potrebbero utilizzare le miniature dei soldati anche come alleate, e non solo come nemiche. Teniamolo a mente.

 

 

Il Poema di Ninurta canta delle gesta del dio guerriero figlio di Enlil e Ninlil, che sconfigge il demone Asag ( il cui nome significherebbe “colui che spezza la forza, o anche “pietra da fionda”, con allusione al chicco di grandine):

La trama inizia con il discorso che l’arma-sharur (una delle armi di Ninurta) rivolge al dio, informandolo di come sia sorto un nemico, Asag appunto, eletto re dalle piante e seguito da una armata composta dalle pietre. Ninurta scende in campo e marcia contro il nemico; al momento dello scontro Asag solleva una tempesta di sabbia micidiale per Ninurta, che quasi rimane soffocato. L’arma-sharur corre a Nippur dove invoca l’aiuto di Enlil; il sovrano degli dèi interviene prontamente in favore del figlio inviando una pioggia torrenziale tale da far depositare al suolo la polvere e permettendo così la vittoria di Ninurta.

Asag non è tuttavia eliminato, anche se sconfitto. La seconda offensiva di Ninurta porta all’uccisione di Asag, il cui corpo viene smembrato. Il suo regno diviene ora il regno di Ninurta, che si accinge a riorganizzarlo in modo che le acque trattenute sulle montagne sottoforma di ghiaccio possano confluire nel Tigri e causare l’alluvione primaverile, rovinosa ma anche essenziale per l’agricoltura sumerica. Allo scopo egli edifica un argine gigantesco che impedisca alle acque di rifluire sui monti e gli impone il nome di Khursag (montagna).

 

I tre episodi che seguono raccontano di come Ninlil riceva il nome di Ninkhursag (signora dello Khursag) quando il figlio le dedica la sua opera; come il dio processi tutte le pietre, secondala responsabilità di ognuna, più o meno attiva, nell’esercito di Asag, determinando il loro destino, ed infine il ritorno trionfale del dio a Nippur, dove viene accolto dal padre Enlil.

[Nemo]

I tre episodi che seguono raccontano di come Ninlil riceva il nome di Ninkhursag

Oeh, che mi son perso qualcosa?