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[Film ITA] The Artist


Yon
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Titolo: The Artist

 

Titolo Originale: The Artist

 

Regia: Michel Hazanavicius

 

Genere: Drammatico

 

Anno di Produzione: 2011

 

Cast di Attori Principali: Jean Dujardin, Bérénice Bejo, John Goodman, James Cromwell, Penelope Ann Miller.

 

Trama: Hollywood 1927. George Valentin è un notissimo attore del cinema muto. I suoi film avventurosi e romantici attraggono le platee. Un giorno, all'uscita da una prima, una giovane aspirante attrice lo avvicina e si fa fotografare sulla prima pagina di Variety abbracciata a lui. Di lì a poco se la troverà sul set di un film come ballerina. È l'inizio di una carriera tutta in ascesa con il nome di Peppy Miller. Carriera che sarà oggetto di una ulteriore svolta quando il sonoro prenderà il sopravvento e George Valentin verrà rapidamente dimenticato. (mymovies.it)

 

Trailer

 

 


 

Chi, nel 2011, scommetterebbe su un film senza colori, senza sonoro e senza effetti speciali?

(Quasi) Nessuno.

 

Infatti Michel Hazanavicius dice: “Per trovare i dieci milioni di euro che servivano al progetto il mio produttore Thomas Langmann, che non smetterò mai di ringraziare, si è messo le mani in tasca e ha tirato fuori quanto serviva per coprire il budget; mia moglie mi ha aiutato nelle ricerche che mi hanno permesso di scrivere il ruolo suo e del protagonista Jean Dujardin; io ho coprodotto; gli attori hanno lavorato al 20% del loro cachet.” (da La Stampa). Questa testimonianza vale anche per il discorso che si stava facendo qui sul forum sui produttori e distributori dei film, in questo thread.

 

The Artist è un film muto ed in bianco e nero, ambientato nell'America della fine degli anni venti – inizi anni trenta. Anzi, per essere precisi, è un film degli anni venti-trenta: stesse inquadrature, tecniche e tipo di recitato. Il regista infatti è un profondo conoscitore del periodo cinematografico in questione e ne ha fatto un'accurata ricostruzione.

Tutti quelli che pensano che questo film sia destinato a vetero-cinefili, brontosauri, radical chic o ad una ristretta élite di palati fini verranno smentiti dalla visione della pellicola, che presenta invece una storia fresca, moderna, perfettamente godibile. Probabilmente è proprio questa la sorpresa più grossa di “The Artist”: nell'epoca degli effetti speciali a go go e del 3D, il film smaschera tutta l'inutilità della tecnologia e della ricerca cinematografica, se non è supportata da ciò che veramente dà anima e corpo al film: la storia e l'abilità del regista nel raccontarla. Anzi, supera questa contrapposizione. Il discorso del regista sembra essere semplice, una sorta di sfida: io rifaccio un film degli anni '20 nel 2011, e vediamo come va a finire. Quello che sembra un azzardo si rivela invece una mossa azzeccata e diventa essa stessa parte del film poiché, in un gioco delle parti che entra ed esce dalla pellicola, è lo stesso che si trova a fare George Valentine, quando si rifiuta di recitare con il sonoro, producendo il suo film personale. Ma non è il solo intreccio tra reale e pellicola che si può notare in questa produzione: Valentine rappresenta il vecchio cinema sul quale nessuno è più disposto a spendere un dollaro, e ricalca le fatiche del regista nel finanziare questo suo lavoro, al quale nessuno credeva. Ancora, l'astro nascente del cinema sonoro, Peppy Miller, si ritrova a rilasciare un'intervista nella quale proclama che è ora di finirla con il cinema muto e tutte le smorfie con le quali gli attori devono recitare per farsi capire, ma lo fa con l'attrice che recita in un cinema muto e fa le smorfie.

Avviene quindi un cortocircuito cinematografico, nel quale vengono riproposti in data odierna gli albori del cinema. Il contrasto è, ironia della sorte, uno dei più sonori ceffoni al quale mi sia capitato di assistere, pur restando sicuramente un atto di amore verso il cinema da parte del regista. Calare una storia moderna in un modo di fare film del passato fa capire nel modo più lampante come buona parte della cinematografia attuale, soprattutto quella Hollywoodiana (che è la protagonista stessa del film) si stia perdendo dietro cose futili, brillantini e paillette che celano una povertà di contenuti di fondo. Non sembri azzardato il parallelo con il teatro, ed in particolare quello greco, che, restando fedele alle sue leggi dell'unità di luogo di tempo e d'azione, ha rappresentato in modo brillante ogni aspetto della vita umana, senza ricorrere a costose scenografie; similmente “The Artist” ci dice che anche mezzi “archeologici” sono in grado di produrre film che superano di molto la media attuale circolante.

 

Da segnalare assolutamente la parte iniziale e finale del film: la prima mostra il finale di un episodio di Mandrake, eroe generoso d'altri tempi. Una stoccata ai moderni Conan, Batman e Fantastici 4 (che appaiono di colpo bulletti pompati e poco credibili)? La seconda invece ci regala un piacevolissimo intermezzo di tip-tap, che mi ha subito fatto venire in mente l'immortale sequenza dello stesso ballo presente nel finale di Zatoichi, il film di Takeshi Kitano.

 

Attualmente la cinematografia francese si dimostra come quella che più di tutte è ancora in grado di offrire qualcosa di diverso nel panorama mondiale, senza trascurare l'emergente Germania, e fa risaltare ancora di più la povertà di idee della filmografia nostrana, un tempo studiata in tutto il mondo da quelli che sarebbero divenuti i registi più famosi.

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  • 2 settimane dopo...

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visto ieri e un pò speravo mi piacesse. manco per niente. a parte la storia, la trovata del muto mi è sembrata...una trovata appunto, tipo: "ehi c'è il treddì e gli effetti, andiamo controcorrente e rifacciamo un film dell'epoca d'oro, in bianoenero e muto !" "GENIO!" pacche sulle spalle "motoreyyy! eeee...AZIONE!". bah, mi è sembrato tutto così fastidiosamente finto ecco. voglio dire: vuoi andare controcorrente ? fai un film in treddì bello !

fossi regista vi farei vedere vi farei...

La firma di Bucky

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ritratto tutto ! rivalutato per direttissima ! troll movies for the win ! 8)

 

http://www3.lastampa.it/esteri/sezioni/articolo/lstp/438832/

La firma di Bucky

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